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Obesità e infertilità maschile: un legame da non sottovalutare

2025-03-22 22:41

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Obesità e infertilità maschile: un legame da non sottovalutare


L’obesità rappresenta una delle principali sfide sanitarie globali del nostro tempo. Secondo le stime, entro il 2030 oltre il 40% della popolazione mondiale potrebbe rientrare in una condizione di obesità. Oltre alle ben note conseguenze cardiovascolari, metaboliche e oncologiche, l’obesità maschile può compromettere anche la fertilità, alterando la qualità seminale, i livelli ormonali e persino la salute della prole.


In questo articolo approfondiremo la relazione tra obesità e infertilità maschile, analizzando i principali meccanismi coinvolti e le possibili strategie di intervento.



Come l’obesità influisce sulla fertilità maschile

La fertilità maschile dipende da una serie di fattori biologici, tra cui l’equilibrio ormonale, la qualità del liquido seminale, l’integrità del DNA spermatico e la funzionalità dell’apparato riproduttivo. L’obesità può influenzare negativamente ciascuno di questi aspetti attraverso molteplici vie.


1. Squilibri ormonali

Negli uomini obesi si riscontra spesso una riduzione del testosterone, associata a un aumento degli estrogeni. Questo squilibrio è dovuto all’attività dell’aromatasi, un enzima presente nel tessuto adiposo che converte il testosterone in estradiolo. Il risultato è un'inibizione dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo, con conseguente riduzione della spermatogenesi.


2. Stress ossidativo e infiammazione

Il tessuto adiposo in eccesso è metabolicamente attivo e produce citochine infiammatorie e radicali liberi, che generano uno stato di stress ossidativo cronico. Questo può compromettere l’integrità delle membrane cellulari e del DNA spermatico, aumentando la frammentazione e riducendo la capacità fecondante degli spermatozoi.


3. Alterazioni epigenetiche

L’obesità può indurre modificazioni epigenetiche nel DNA spermatico, come cambiamenti nei pattern di metilazione. Tali alterazioni possono essere trasmesse alla prole, influenzando lo sviluppo embrionale, il metabolismo e persino la funzione cognitiva dei figli.


Parametri seminali compromessi

Numerosi studi scientifici hanno rilevato che gli uomini obesi presentano una maggiore incidenza di:


  • Oligozoospermia (basso numero di spermatozoi)

  • Astenozoospermia (ridotta motilità)

  • Teratozoospermia (forme anomale degli spermatozoi)

Inoltre, la frammentazione del DNA spermatico (SDF) risulta più elevata, con conseguenze negative sulla qualità embrionale, sulla probabilità di gravidanza e sul rischio di aborto spontaneo.


L’obesità spesso si accompagna ad altri comportamenti e condizioni che possono peggiorare ulteriormente la fertilità:


  • Alimentazione sbilanciata, ricca di grassi saturi, zuccheri e alimenti ultraprocessati

  • Sedentarietà, che riduce il testosterone e peggiora il profilo metabolico

  • Alcol e fumo, entrambi associati a maggiore stress ossidativo e riduzione della qualità seminale

  • Stress cronico e disturbi del sonno, che alterano l’equilibrio ormonale

  • Esposizione a interferenti endocrini (plastiche, cosmetici, pesticidi)

Non è solo la fertilità del padre a essere compromessa. L’obesità paterna può avere un impatto sulla salute della prole:


  • Maggiore rischio di malattie metaboliche, come diabete e obesità

  • Alterazioni nel sistema immunitario del neonato

  • Possibili effetti sullo sviluppo cognitivo

  • Trasmissione di modificazioni epigenetiche che influenzano negativamente il patrimonio genetico

Questi effetti sono stati osservati sia in studi clinici che in modelli animali.


L’obesità maschile può ridurre l’efficacia delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), come la FIVET o l’ICSI. Alcuni studi hanno evidenziato un tasso più elevato di gravidanze non evolutive e una minore probabilità di impianto e nascita nei casi in cui il partner maschile è obeso. Tuttavia, la letteratura è ancora in parte contraddittoria e servono ulteriori approfondimenti.



Cosa fare: strategie di intervento

Il trattamento dell’infertilità maschile legata all’obesità richiede un approccio integrato e personalizzato. Di seguito le principali strategie:


1. Cambiamenti nello stile di vita

  • Dieta mediterranea: ricca di vegetali, frutta, legumi, pesce e olio extravergine d’oliva, ha dimostrato di migliorare la qualità seminale e ridurre la frammentazione del DNA.

  • Attività fisica regolare: contribuisce a migliorare l’equilibrio ormonale e ridurre l’infiammazione sistemica.

  • Perdita di peso graduale e sostenibile: può favorire un incremento dei livelli di testosterone e una riduzione degli estrogeni.

2. Supporto nutrizionale mirato

Alcuni nutrienti e supplementi possono supportare la fertilità maschile:


  • Omega-3: migliorano motilità e morfologia degli spermatozoi

  • Zinco, selenio, vitamine C ed E: riducono lo stress ossidativo

  • CoQ10 e L-carnitina: migliorano l’energia e la motilità spermatica

3. Trattamenti farmacologici

In alcuni casi selezionati, l’uso di:


  • Modulatori ormonali (come inibitori dell’aromatasi)

  • GLP-1 receptor agonists (GLP-1 RA): farmaci utilizzati per la perdita di peso che, in modelli preclinici, hanno migliorato la motilità spermatica e ridotto la frammentazione del DNA

4. Chirurgia bariatrica

Riservata ai casi di obesità grave e resistente ad altri trattamenti, può migliorare il quadro metabolico e ormonale. Tuttavia, gli effetti a lungo termine sulla fertilità maschile sono ancora in fase di studio.



Conclusioni

L’obesità maschile è un fattore di rischio sottovalutato per l’infertilità. I meccanismi coinvolti sono molteplici: ormonali, infiammatori, genetici ed epigenetici. Agire tempestivamente attraverso interventi nutrizionali, modifiche dello stile di vita e, se necessario, supporti medici o chirurgici, può migliorare significativamente la salute riproduttiva dell’uomo e la qualità della futura prole.


La prevenzione, il counseling e la personalizzazione del percorso terapeutico sono strumenti fondamentali per affrontare con successo questa problematica, sempre più diffusa ma spesso silenziosa.



Link all'articolo: 


https://doi.org/10.1080/20905998.2025.2473219